Uno spirito di condivisione, di confronto, di dialogo e scambio di idee e riflessioni per capire quali sono gli orizzonti in trasformazione e come la governance e l’analisi dei dati abilitano futuri possibili in un mondo migliore. Questi gli ingredienti della seconda edizione di “Be Curious. Be Innovative.”
Generare una contaminazione positiva è utile per delineare le rotte del prossimo futuro. Con questo ambizioso obiettivo è andata in scena la seconda edizione di “Be Curious. Be Innovative.”, l’evento di SAS Italy che riunisce la community di innovatori, manager e professionisti, per condividere creatività, lungimiranza e ingegno nell’affrontare le sfide di questo tempo, mettendo al centro l’approccio data-driven.
Filo conduttore di tutto l’evento, condotto e moderato dal giornalista di La Repubblica e Affari & Finanza, Andrea Frollà, la possibilità di immaginare il futuro grazie al potere dei dati. «Siamo nati con i dati ed è attraverso i dati che vogliamo costruire un futuro migliore», sono state le parole di benvenuto di Mirella Cerutti, Regional Vice President SAS. «In questa missione l’open innovation diventa un perno importante per creare comunità, per migliorare e crescere insieme».
Determinare insieme il progresso e agire coralmente
Ed è con questo spirito che Mirella Cerutti ha dialogato con Riccardo Luna, Direttore di Italian Tech, riflettendo insieme su come la trasformazione digitale stia cambiando il modo in cui si fanno le cose, sia toccando la loro natura profonda, sia ridefinendone il senso, producendo cambiamenti su persone, ambiente, società, cultura, economia.
«Bisogna essere ottimisti, che non significa essere superficiali dicendosi “andrà tutto bene”. L’ottimista è colui che ha studiato il passato e compreso come il progresso abbia consentito all’umanità di fare passi enormi, riconoscendo – anche attraverso gli indicatori e i dati – cosa c’è ancora da fare», è stata la prima provocazione di Riccardo Luna. «L’ottimista si “condanna” all’azione, mentre il pessimista si permette di stare fermo a guardare. Essere ottimisti significa impegnarsi».
«Leggere il passato, attraverso i dati, deve essere un'azione consapevole, deve cioè essere la leva per cambiare le cose, per migliorarle, per determinare insieme il futuro», è stato l’eco di Mirella Cerutti. «Definire l'orizzonte del cambiamento è una responsabilità comune».
Tradotto in azioni concrete, significa collaborare all’interno di ecosistemi aziendali con una vera cultura di open innovation.«Com’è possibile pensare di poter concentrare in una sola azienda, per grande che sia, tutta l’innovazione possibile sul nostro pianeta... è impossibile!», è stata la provocazione di Luna. «La tecnologia abilita e innesca innovazioni fuori dai contesti tradizionali, come i centri di ricerca. Le aziende hanno oggi l’obbligo di andare a vedere cosa succede fuori dalle proprie organizzazioni».
Riccardo Luna e Mirella Cerutti
«Questo vale anche per noi – ha enfatizzato Cerutti – lo scambio reciproco all’interno di ecosistemi aperti e collaborativi è ciò che innesca e accelera davvero l’innovazione. I dati, in questi possibili nuovi orizzonti, diventano una sorta di “faro guida” per capire cosa migliorare e come, anche e soprattutto in chiave di sostenibilità ambientale, sociale ed economica».
Usare i dati per far funzionare meglio l’ambiente in cui viviamo
Se i dati, dunque, sono l’elemento da cui partire per esplorare e costruire nuovi orizzonti, il loro valore assume un significato particolare quando parliamo degli ambienti in cui viviamo, superando il concetto di smart city per abbracciare quello più attuale di “Senseable City”, dove i dati dell’internet delle cose ci permettono di leggere, descrivere, capire e progettare in modo diverso gli spazi in cui viviamo e vivremo.
A testimoniare le innumerevoli possibilità in questa direzione è stato Carlo Ratti, Architetto e Ingegnere, Direttore del MIT Senseable City Lab: «Nelle città si concentrerà entro il 2050 oltre il 70% della popolazione mondiale (oggi siamo al 55%). Città che occupano solo il 2% della superficie ma che sono le responsabili del 70% del consumo globale di risorse. Ecco allora che i dati e la conoscenza che possono svelare, devono essere sfruttati fin d’ora per arrivare a progettare città più sostenibili e vivibili».
Partendo da un esempio concreto (di utilizzo in real-time delle tecnologie e dei dati nella città di Singapore), Ratti ha enfatizzato il significato profondo della raccolta (mediante IoT) e dell’analisi dei dati, da una prospettiva umano-centrica: «I dati consentono di innescare comportamento virtuosi e azioni partecipative da parte dei cittadini - ha voluto evidenziare Ratti -. La città non è più smart solo perché innervata di tecnologia ma assume un “senso” e un valore per i cittadini e le imprese che la vivono. Da un progetto di mappatura reale della distribuzione del verde nelle città (fatta attraverso l’analisi dei dati satellitari con strumenti di intelligenza artificiale), per esempio, sono nate community di attivisti che spronano le amministrazioni pubbliche a prendere decisioni più efficaci per i quartieri cittadini».
Andrea Frollà intervista Carlo Ratti
Tra i nuovi orizzonti esplorati durante il “Be Curious. Be Innovative.” di quest’anno, dunque, anche il futuro delle città e del nostro modo di viverle. La possibilità di poter cogliere in tempo reale come le persone rispondono ai cambiamenti e di misurare l’efficacia delle soluzioni adottate è oggi sempre più alla base di progetti evoluti, partecipati e inclusivi, che stanno delineando proprio quel futuro di Senseable City illustrato da Ratti.
Transformative Innovation: il processo è necessariamente data-driven
Non più identificata esclusivamente con la creazione del nuovo, oggi l’innovazione risiede nella capacità di rispondere adeguatamente alle sfide attraverso le tecnologie più evolute inserite anche in contesti di co-innovazione, per creare nuovi modelli di business e accelerare la trasformazione digitale delle aziende italiane e del sistema Paese nel suo complesso.
«Oggi le aziende hanno di fronte sfide molto complesse, per superarle servono nuovi approcci e modelli di co-innovazione», sono state le parole di Valentina Sorgato, Amministratore Delegato di SMAU. «I possibili orizzonti di collaborazione sono infiniti, le persone rappresentano certamente il volano più importante ma senza dati e il “senso dei dati” non si possono oggi compiere concreti percorsi di innovazione e trasformazione».
Approcci e modelli che se da un lato possono essere attuati attraverso nuove forme collaborative tra aziende storiche e startup, dall’altro possono trovare terreno fertile anche all’interno delle organizzazioni, trovando strade di co-innovazione tra linee di business e dipartimenti differenti. Questa, per esempio, la strada percorsa da Brico io, testimoniata da Francesco Paolo Micolucci, Consigliere Delegato dell’azienda. «Stiamo trasformando la nostra azienda proprio attraverso i dati. Ci siamo resi conto di essere dei grandissimi generatori di dati, ma abbiamo anche preso consapevolezza del fatto che non li sfruttavamo come avremmo potuto.Oggi, anche attraverso percorsi di co-innovation interni all’azienda, abbiamo una cultura data-driven più estesa che guida meglio le nostre strategie e operations. Esempio concreto del percorso che stiamo compiendo: l’analisi dei dati ci ha permesso di cambiare il nostro approccio comunicativo abbandonando i volantini promozionali con risultati tangibili anche in chiave di sostenibilità, non solo ambientale ma anche di business verso il mercato e i clienti».
«Oggi la digitalizzazione rappresenta possibilità e strumento allo stesso tempo, per portare avanti percorsi di ottimizzazione dell’esistente, da un lato, e di innovazione. Con una visione che però deve scardinare le “regole del passato”. L’innovazione non può più essere vista come la possibilità di fare cose vecchie in modo nuovo, l’innovazione è una sfida per fare cose nuove. Serve cambiare paradigma che, concretamente, significa cambiare modelli economici e comprendere come la sostenibilità ridefinisca i modelli di business delle aziende trasformandole dalle fondamenta», sono le parole usate da Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. «Questa è la complessità del cambiamento, ma oggi può essere governata e superata, proprio attraverso i dati. Innanzitutto, per comprendere la complessità del reale, in secondo luogo per usare la conoscenza che ne deriva per innescare cambiamenti e trasformazioni che guardino davvero all’innovazione, cioè al nuovo».
Valentina Sorgato ,Francesco Paolo Micolucci e Stefano Epifani
SAS e Microsoft: Reimagine Analytics in the Cloud
A dare un ulteriore slancio verso i futuri possibili anche Tonia Calvio, Regional Marketing Director di SAS e Fabio Santini, Direttore Divisione Global Partner Solutions di Microsoft Italy, che hanno spiegato quale valore arriva dal binomio Analytics e Cloud e dalla relazione di partnership tra le due aziende.
«Il valore aggiunto di una realtà come SAS inserita nella nostra proposta Cloud, significa poter offrire alle aziende non soltanto una modalità agile di accesso agli Analytics, ma anche di poter garantire integrazioni native tra i nostri servizi e gli Analytics, estendendo ulteriormente i benefici per le aziende e rendendo così la somma delle opportunità maggiore dell’unione di due realtà», sono le parole scelte da Santini per spiegare il beneficio dell’alleanza SAS-Microsoft per le aziende clienti.
Una partnership che produce risultati tangibili e misurabili, come ha voluto dimostrare Tonia Calvio condividendo alcune numeriche: «Il Total Economic Impact su SAS Viya on Azure rivela risultati incredibili: 204% è il ROI che si raggiunge in tre anni, solo 14 mesi per raggiungere il payback dell’investimento e milioni di reddittività dei progetti realizzati in questi anni. I numeri, che derivano da indagini condotte sui nostri clienti, dimostrano la fiducia che il mercato stesso, i clienti stessi, stanno dando a questa partnership. I dati danno una informazione importante: abbiamo intrapreso la strada corretta».
Andrea Frollà intervista Fabio Santini e Tonia Calvio
La diversità come volano di innovazione
Sul palco del “Be Curious. Be Innovative.” il tema della sostenibilità ha preso forma anche nella sua importante accezione di sostenibilità sociale. Alberto Balestrazzi, CEO di Auticon, ha testimoniato l’impegno attivo di SAS per sviluppare competenze e formare in ambito dati e Analytics professionisti con disturbi dello spettro autistico, valorizzando i punti di forza di ogni individuo e portando innovazione all’interno di tutto l’ecosistema.
«L’autismo non è un errore di sistema, ma un diverso sistema operativo», è il motto che ha voluto ricordare Balestrazzi enfatizzando quali sono le straordinarie capacità delle persone con spettro autistico ad alto funzionamento. «Persone che riescono a vedere in modo completamente differente le cose, compresi i numeri, i dati, le analisi». Persone che, guardando verso nuovi orizzonti e futuri possibili, hanno un grande valore da offrire.
«Le competenze che abbiamo trovato nelle persone di Auticon sono di altissimo livello. Oggi diverse aziende stanno dimostrando fiducia e interesse in questa nostra alleanza utilizzando le tecnologie SAS e le competenze di Auticon per intraprendere percorsi di innovazione», è la conclusione di Mirella Cerutti.
Il futuro si costruisce insieme
Ciò che è emerso dal “Be Curious. Be Innovative.” 2022 è che i dati hanno davvero uno straordinario potere, certamente occorre saperli “leggere”, comprendere al meglio e governarli in una logica end-to-end, ma non è tutto: il volano del cambiamento viene di dall’agire insieme. Manager ed executive aziendali, rappresentati di istituzioni e fondazioni, professionisti ed esperti di settore, concordano sull’importanza di una consapevolezza comune e un agire condiviso, un concetto che Mirella Cerutti ha ben sintetizzato in questa metafora “il bicchiere è mezzo pieno, c’è ancora tanta strada da fare, ma lo stiamo riempiendo insieme”.
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11 novembre 2022
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