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Il bisogno di trasformarsi non è mai stato così grande. Quale sarà il nostro Next Normal?
Il mondo che conoscevamo non è più lo stesso. La realtà di domani è alle porte, già riusciamo a vederlo. E se il futuro riusciamo a intravederlo, è adesso che dobbiamo capire come disegnare la strada verso il Next Normal.
Le riflessioni nel 2021, verso il Next Normal
L’intreccio tra Internet of Things, dati e intelligenza artificiale ci accompagna sempre più spesso e, già oggi, si iniziano a vederne gli effetti: dalle smart cities all’industry 4.0, dalla mobilità alle infrastrutture, dalla sanità ai sistemi di sicurezza. Un impatto che si riflette fortemente sulle aziende, portandole a cogliere nuove possibilità ma anche nuove sfide. Quelle condivise, dopo il “racconto dal futuro” di Federico Alberto Pozzi, EMEA AI&IoT Leader di SAS, al Be Curious Be Innovative, l’evento SAS dedicato alle “domande di oggi, rivoluzione per il futuro”.
Una di queste storie di innovazione la racconta Roberto Monducci, Consigliere del Ministro per le infrastrutture e la mobilità sostenibili, che proviene da una significativa esperienza in Istat: «L’esperienza al Ministero nell’utilizzo dei dati è una sorta di ibridazione che nasce dal portare delle metodologie e dei framework di Analytics in funzione di grandi progetti di innovazione (transizione ecologica e PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Oggi i Big Data non sono più una novità e la loro analisi, che solo due anni fa sembrava quasi impossibile, rappresenta la normalità. La strada verso la mobilità sostenibile e la transizione ecologica è tracciata. La sfida non è data dalla disponibilità dei dati e dalla loro analisi (oggi la tecnologica ci consente di fare tutto ciò che serve) ma dalla strategia, in particolare dalla governance. Servono strutture di governance “non convenzionali” - definite e regolate per legge - che garantiscano il corretto utilizzo del potenziale informativo. Cosa, questa, che si scontra con l’attività corrente della Pubblica Amministrazione, la quale ha difficoltà ad evolvere verso questo tipo di sfruttamento del dato perché ancora “bloccata” in strutture organizzative e operative verticali, i famosi silos».
Da sx a dx: Elisabetta Fersini, Stefano Rozzi, Riccardo Luna, Francesco Del Greco, Tullio Montagnoli, Roberto Monducci
Se il Next Normal nella Pubblica Amministrazione sarà guidato da una cultura del dato più estesa, dalla quale derivare anche nuove strutture di governance che valorizzino le componenti trasversali e abbattano i silos verticali, la ricerca di innovazione delle imprese private assume connotati differenti che ci consentono di vedere, già oggi, quali saranno i tanti “next normals”.
Tullio Montagnoli, Amministratore Delegato di A2A Ciclo Idrico, spiega, per esempio, come il primo passo da compiere nell’ambito del servizio idrico (acquedotti, fognature, depurazioni) debba necessariamente guardare ad accelerare un rinnovamento delle infrastrutture (molto obsolete, dalle tubazioni agli impianti di depurazione): «Dobbiamo recuperare il tempo perso in modo molto rapido. Per farlo, servono le tecnologie e un’attenzione all’etica: dobbiamo investire bene e offrire il miglior servizio ai cittadini. Dati e analisi sono i due pilastri grazie ai quali dare il via a questa accelerazione».
Parla di “scientificità di approccio” Francesco Del Greco, Direttore IT e Digital Transformation, Autostrade per l’Italia, il cui pensiero ci porta a comprendere quanto la continuità operativa garantita con oltre 300 cantieri aperti anche durante la pandemia da Covid-19 possa, e debba, divenire approccio sistemico ma più organizzato: «Serve una combinazione tra esperienza e analisi scientifica del dato, che si porta dietro un cambiamento culturale significativo (quello necessario per abbattere i silos, anche nell’ambito delle aziende private) ma dal quale può prendere forma un vero piano di trasformazione digitale. Ambizioso, come il nostro, ma che può dare un significato concreto al termine stesso. Nel nostro caso, la trasformazione digitale “prende forma” attraverso strategie, piani e tecnologie che guardano alla sicurezza e alla mobilità sostenibile». Non solo, nel Next Normal della mobilità ci saranno anche tariffe variabili, a seconda dei servizi erogati ma anche dei disagi che la società potrebbe provocare alle persone, per esempio proprio con l’apertura dei cantieri (il progetto è già operativo ma in una fase sperimentale e sfrutta avanzate analisi dei dati e tecniche di intelligenza artificiale per garantire una sorta di “cash back” agli utenti).
È invece iniziato nel 2018 il percorso verso il Next Normal di Gruppo Cattolica Assicurazioni, così come condiviso da Luigi Barcarolo, Direttore Danni Auto, Insurance Analytics & Business Architecture; un percorso che vede IoT, Big Data e Analytics per offrire servizi migliori ai clienti ma anche per migliorare ed ottimizzare la catena del valore in azienda, in tutte le divisioni e aree di business. L’obiettivo è semplice negli intenti, quanto sfidante nell’attuazione: «Vogliamo trasformarci da un’entità che interviene e paga quando c’è un sinistro, ad una realtà che, invece, accompagna i clienti proteggendoli e prevenendo i rischi. Il cambio di paradigma è evidente: passiamo dall’idea del costo per il danno di rimborso, a un’idea di investimento per la gestione del rischio e la prevenzione. Per fare questo abbiamo fatto anche scelte non convenzionali dal punto di vista tecnologico, per esempio portando tutti i dati in una piattaforma in Cloud, con l’obiettivo di assicurare un più veloce e facile accesso alle informazioni, nonché sfruttando la sensoristica e l’IoT per fare analisi “sul campo” e definire, a titolo di esempio, tariffe personalizzate in base agli stili di guida».
E parla di IoT, “scatole nere sui veicoli” e analisi avanzata dei dati anche Stefano Rozzi, Telematics Quality & Field Analysis Manager di CNH Industrial. «Il nostro mondo è completamente cambiato negli ultimi due anni. Avevamo la visione del veicolo solo in alcuni momenti della “sua vita” (per esempio quando entrava in officina per manutenzioni o riparazioni) e solo da quei momenti potevamo poi fare delle analisi per capire come stavano andando le cose dal punto di vista delle prestazioni e della sicurezza. Oggi le informazioni le possiamo avere in qualsiasi momento perché i veicoli connessi e monitorati ci permettono di capire “lo stato di salute” di ogni singolo veicolo. La grande mole di dati a disposizione ha portato innegabilmente con sé altre sfide, quelle per esempio della capacità di analisi e delle competenze». Una sfida superata, comunque. Oggi l’azienda è in grado di monitorare i veicoli e analizzare la grande mole di dati che forniscono attraverso i sensori che li raccolgono. Un processo che consente il Next Normal fatto di manutenzione predittiva ma anche di innovazione ingegneristica (per esempio offrendo informazioni utili da usare in fase di progettazione e sviluppo).
L’importanza delle competenze, non solo dal punto di vista delle nuove richieste da parte delle aziende, ma anche dalla prospettiva della formazione scolastica, universitaria in particolare, è il focus dell’intervento di Elisabetta Fersini, Professore Associato Dipartimento di Informatica, sistemistica e comunicazione, Università degli Studi di Milano-Bicocca, la quale enfatizza come nel Next Normal c’è una nuova relazione tra aziende e Università. «L’Università non è solo un mondo dove si fa formazione per portare gli studenti alla laurea, c’è tutto il mondo dei dottorati di ricerca dove le nuove relazioni tra aziende private e Università e Centri di Ricerca universitari “prendono forma”, non solo grazie agli investimenti delle aziende ma anche grazie alla loro partecipazione attiva nei percorsi di formazione delle competenze. Non avremmo possibilità di fare ricerca, per esempio nel campo dell’Intelligenza Artificiale, senza la consapevolezza dei problemi che necessitano di una soluzione. E questa consapevolezza nasce anche dalla stretta collaborazione con le aziende».
Riccardo Luna intervista Guido Genero di Intesa Sanpaolo.
Sostenibilità e responsabilità ambientale nel Next Normal della Finanza
A chiudere le testimonianze e le riflessioni delle aziende nella sessione dedicata al Next Normal, durante il Be Curioisu Be Innovative, è un’intervista di Riccardo Luna, Direttore di Italian Tech - La Repubblica e La Stampa, a Guido Genero, Head of Risk Clearing di Intesa Sanpaolo che inizia con un richiamo a COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, dalla quale sono emersi anche alcuni importanti patti e impegni diretti del mondo della Finanza. «Ciò che è avvenuto a Glasgow è il coordinamento di varie iniziative che avevano già preso piede, come per esempio l’impegno alla Net Zero (ossia raggiungere zero emissioni nette al 2050 tagliando le emissioni di CO2) - descrive Genero - che per il mondo della Finanza significa che gli intermediari finanziari si danno come obiettivo di includere nelle metriche di valutazione dei portafogli di finanziamento anche gli impatti in termini di emissioni di CO2, finanziando così quelle attività virtuose che, effettivamente, potranno dare un contributo significativo alla riduzione delle emissioni».
Mobilitare il capitale che serve per la transizione richiede che il mondo Finance “faccia la sua parte”, superando anche le perplessità e le accuse di “Greenwashing” (l’ambientalismo di facciata che, spesso, rimane solo a livello di comunicazione marketing). «Forse l’attenzione al rischio climatico è nata con obiettivi reputazionali, all’inizio, ma poi è bastato poco perché si trasformasse in una questione di sostanza, di business», fa presente Genero. «Non è un caso che i regolatori ci stiamo chiedendo delle analisi di scenario specifiche per il rischio climatico: le preoccupazioni riguardano il fatto che possa trattarsi di un rischio sistemico che possa poi generare delle perdite (con ripercussioni su Finanza ed Economia del Paese)».
Nel Next Normal dovrà poi esserci spazio per le nuove regolamentazioni: diventa necessario l’intervento dei Governi. «Al momento il settore finanziario sta agendo su base volontaria, prendendo accordi per condividere nuovi sistemi di misurazione del rischio e nuovi parametri che tengano conto degli impatti ambientali - osserva Genero in chiusura -, ma perché tali parametri possano diventare un “vincolo” per le dotazioni di capitale delle banche, servono gli interventi regolatori».
Leggi la sintesi delle altre sessioni
11 Novembre 2021
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