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Curiosità e innovazione: fare le domande, scoprire le risposte con dati e Analytics
La curiosità come motore di innovazione: al "Be Curious. Be Innovative." in scena l’eccellenza italiana che grazie alla curiosità e alla capacità di fare domande (e ascoltare le risposte) accelera l’innovazione, delle imprese e dell’Italia.
I computer hanno tutte le risposte, ma non hanno le domande.
Sono le domande che ci rendono umani.
La curiosità è il motore di tutto
Una evocativa definizione di curiosità del grande campione Alex Zanardi. Sceglie di aprire così i lavori di Be Curious Be Innovative, Riccardo Luna, Direttore di Italian Tech – La Repubblica e La Stampa, facendo capire subito al pubblico qual è lo scopo del grande evento organizzato da SAS Italy: scoprire come la curiosità sia il vero grande motore dell’innovazione, facendosi ispirare dalle storie dei “curiosi made in Italy”.
La trasformazione data-driven al cuore del progresso, sostenibile
Ma perché mettere la curiosità al centro non solo di un evento aziendale B2B ma addirittura di una vision strategica di una realtà che aiuta le aziende ad estrarre informazioni, conoscenza e valore dai dati? A fugare ogni dubbio è Mirella Cerutti, Regional Vice President, SAS: «La curiosità è il motore dell’esplorazione che, per noi, assume una valenza importante perché riferita al dato. L’esplorazione del dato è da sempre nel nostro DNA. Oggi è resa possibile da una straordinaria disponibilità di capacità computazionale e dalla grandissima mole di dati accessibili ed utilizzabili... ma senza la loro esplorazione, sarebbero “solo” dati”».
Curiosità ed esplorazione aprono delle opportunità incredibili non solo per accrescere la cultura del dato, ma anche per accelerare i percorsi di digitalizzazione che oggi sono richiesti al nostro Paese. «L’Italia sta vivendo un momento magico ed è vista come un modello da seguire - evoca Cerutti - ma dobbiamo cogliere al meglio ciò che sta arrivando dall’Europa per avviare una trasformazione digitale che ci faccia risalire nella classifica [nell'Indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI 2020) della Commissione europea l'Italia risulta in 25a posizione su 28 Stati membri]».
Usare i dati come leva di crescita economica, per prendere decisioni migliori. Questa la nuova sfida per l’Italia, come Paese, e per le imprese. «Diffondere il dato, la sua esplorazione ed il valore che ne emerge in termini di conoscenza e informazione, a tutta l’azienda. Non tenere i dati confinati in “silos progettuali”», incalza Cerutti.
In quest’ottica, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) pone sostenibilità ambientale e digitalizzazione al centro della trasformazione, due pilastri verso i quali saranno destinati i fondi e che, nella visione di SAS espressa da Cerutti, sono complementari: «L’esplorazione del dato può diventare una leva strategica per il bene comune coniugando digitalizzazione e sostenibilità», osserva Cerutti ricordando il progetto internazionale “Data for Good” attraverso il quale la multinazionale mette a disposizione le proprie soluzioni di Analytics per il bene dell’umanità e del pianeta. «Stiamo per esempio partecipando ad uno sfidante progetto per ridurre la deforestazione dell’Amazzonia, sfruttando Analytics, Intelligenza Artificiale e Computer Vision. Siamo poi coinvolti nella Malala Fund, un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro che sostiene l’istruzione delle ragazze (fondata da Malala Yousafzai, l’attivista pakistana per l’istruzione femminile e la più giovane vincitrice del Premio Nobel, e suo padre); in questo caso usiamo l’analisi dei dati per capire dove ci sono i più alti rischi di abbandono dell’istruzione da parte delle ragazze, conseguentemente al clima. Abbiamo notato, per esempio, che dove ci sono situazioni climatiche estreme (siccità estrema, inondazioni, ecc.), l’abbandono della scuola avviene prevalentemente da parte delle bambine e delle ragazze. Cerchiamo di prevenire il fenomeno non solo con l’analisi del rischio ma anche sostenendo le famiglie e dando alle studentesse tutti i mezzi digitali possibili per poter continuare a studiare».
Non c’è domanda che possa rimanere senza risposta quando al centro delle nuove sfide poniamo l’infinito potenziale dei dati, stimolato dall’attitudine curiosa verso nuovi e inaspettati scenari futuri.
Riccardo Luna e Mirella Cerutti durante la Plenaria di Be Curious. Be Innovative.
Esplorare partendo dalle domande
C’è spazio anche per capire come appropriarsi, consapevolmente, del proprio potenziale e delle proprie “risorse latenti” (personali ma anche aziendali). Un approccio che richiede ricerca costante ma che ha un pilastro unico e fondamentale: le domande.
Nicoletta Romanazzi, mental coach specializzata in sport coaching e top performance (3 ori ed 1 bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 dagli atleti che ha supportato), ricorda le parole di Pierre Marc Gaston de Lévis: “Valuta un uomo dalle domande che pone piuttosto che dalle risposte che dà”. «Le domande ci permettono di scavare», spiega Romanazzi. «È inimmaginabile la quantità di informazioni che ci sono dentro di noi (come persone, ma anche come aziende) ma che non stiamo vedendo in un preciso momento».
Chi domanda, comanda. «La domanda ci permette di “trovare la strada”, ma cos’è che anima le domande?», invita a riflettere Romanazzi. La curiosità è la risposta. «La curiosità consente di iniziare il viaggio per scoprire e comprendere. È solo che comprendo che cosa c’è che possono poi prendere una direzione diversa. Come facciamo ad andare in una direzione se non sappiamo da dove partiamo?».
Per intraprendere un percorso di cambiamento, anche in ottica di innovazione e trasformazione digitale, serve avere chiaro dove si vuole andare e capire quali sono le risorse a disposizione per “compiere il viaggio”. E la chiarezza si ottiene attraverso la curiosità che spinge le domande, prima, e la disponibilità all’ascolto, dopo.
«Ma come possiamo “allenare” la curiosità, imparare a fare domande e ad ascoltare», chiede Tonia Calvio, Regional Marketing Director, SAS.
«Bisogna darsi il permesso di dire ciò viene in mente, senza freni razionali», risponde Romanazzi. «Dobbiamo poi imparare ad allenarci, altrimenti rimaniamo solo sul piano della consapevolezza. Dobbiamo fare continuamente domande, non solo dirci che è bene farle, ma porle davvero».
Nicoletta Romanazzi e Tonia Calvio.
Curiousity by design. Storie di innovazione.
Fare domande è il primo passo per risolvere i problemi, mettere in discussione l’esistente, generare un cambiamento, tracciare nuove direzioni, prendere decisioni. È attraverso le domande che la curiosità può diventare “by design”, come hanno testimoniato Carlo Carli, Direttore Generale di Fratelli Carli, Sergio Dompé, Executive President di Dompé Farmaceutici, Roberto Parazzini, CEO di Deutsche Bank.
«La curiosità è il prerequisito della ricerca - afferma Sergio Dompé - la ricerca è il “sistema” a cui afferisce la curiosità. È però diventato sempre più importante dare una sistematica organizzazione del lavoro di ricerca che, in una moltiplicazione geometrica continua dei fattori di cui si deve tenere presente, non può più prescindere dall’utilizzo di intelligenza artificiale e sistemi “raffinati” di analisi avanzata dei dati. Noi siamo “andati a cercare” SAS che oggi ci accompagna nel progetto europeo Excalate4Cov che vede l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito della ricerca farmacologica».
«Centodieci anni fa abbiamo inventato un modello di business, l’home delivery che oggi è ormai molto diffuso - racconta Carlo Carli nel descrivere cosa significa per lui e la sua azienda curiosità e innovazione -; una innovazione che spesso rappresenta anche un “fardello”: quando si dimostra di essere innovativi bisogna poi avere la capacità di continuare ad esserlo. Per noi significa porci una domanda: perché le persone dovrebbero scegliere noi? La risposta che ci diamo è “perché possiamo dare qualcosa in più”. Una risposta da cui devono poi derivare le nostre decisioni strategiche, oggi sempre più basate sull’analisi dei dati che ci permettono di conoscere meglio i nostri clienti e comunicare con loro in modo ottimale».
«Anche noi siamo stati spinti dalla curiosità, quella di capire cosa e come stavano cambiando le abitudini dei consumatori - è il contributo di Roberto Parazzini -. Ed è attraverso l’analisi dei dati che abbiamo ottenuto la conoscenza necessaria a comprendere verso quale direzione stavano andando i nuovi comportamenti delle persone. Questo ci ha permesso di prevedere dei trend e capire dove focalizzare gli investimenti. Ponendoci le domande ci siamo resi conto che “il mondo stava andando da un’altra parte” rispetto a quello che noi avevamo ipotizzato. Oggi sappiamo che porsi le domande ed utilizzare gli strumenti adatti per avere le risposte non è un esercizio di sofisticazione semestrale ma un approccio virtuoso di miglioramento continuo».
Riccardo Luna intervista Carlo Carli e Sergio Dompé.
Reskilling revolution: adeguare le competenze digitali per adattarsi ai cambiamenti
Se la curiosità è, quindi, il grande motore dell’innovazione, è innegabile che per adattarsi ai cambiamenti (ed esserne anche protagonisti attivi) siano necessarie nuove competenze. Una recente ricerca di Talent Garden ha evidenziato quanto sia l’area della Data Analysis quella considerata più adatta a un’azione di reskilling, per formare professionisti in grado di gestire ed analizzare dati aziendali a 360 gradi.
È quindi in quest’ottica che è nato il progetto “Digital Restart” presentato durante Be Curious Be Innovative da Tommaso Corcos, Amministratore Delegato Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking - Vice Presidente Intesa Sanpaolo Private Banking, Davide Dattoli, CoFounder & CEO, di Talent Garden e Mirella Cerutti, Regional Vice President di SAS.
«Si tratta di un Master in Data Analysis realizzato da Talent Garden Innovation School. Un percorso formativo innovativo destinato a lavoratori in età “over 40”, domiciliati o residenti nella Regione Lombardia (per ora, l’obiettivo è estendere il progetto ad altre Regioni), attualmente senza un impiego, che vogliono approfondire il settore dell’analisi dei dati in ambito aziendale», spiega Corcos. «Come Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking abbiamo deciso di erogare 75 borse di studio per consentire alle persone di accedere gratuitamente ad un programma di reskilling che riteniamo fondamentale».
«Abbiamo avviato il percorso a Settembre 2021, con le prime 25 borse di studio erogate per le quali sono arrivate oltre 700 candidature - racconta Dattoli -; questo ci fa capire, da un lato, la bellezza del programma, dall’altro, l’emergenza sociale. Abbiamo notato che le persone che si sono candidate hanno spesso alle spalle buone carriere professionali ma che, per differenti vicissitudini, si sono ritrovate fuori dal mondo del lavoro e rientravi, nella fascia di età “over 40”, non è molto semplice. Il reskilling specifico sulle tematiche dell’analisi dei dati può rappresentare una grande opportunità. Dobbiamo essere consapevoli, fin d’ora, che il mercato del lavoro si modificherà ad una tale velocità che il reskilling è la grande sfida del nostro secolo».
«Abbiamo detto subito sì alla “chiamata di Davide”. Far rientrare nel mondo del lavoro queste tipologie di persone e professionisti è molto importante; ci siamo resi conto che facilitano, all’interno delle aziende, la condivisione e la creazione di competenze nuove, dando vita ad una multidisciplinarietà inter-generazionale e inter-culturale che creano un clima aziendale nuovo. Quello che poi spinge la curiosità e, quindi, l’innovazione», sono le riflessioni finali di Mirella Cerutti.
Riccardo Luna, Mirella Cerutti insieme a Davide Dattoli e Tommaso Corcos.
Leggi la sintesi delle sessioni
5 novembre 2021
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