l’IoT che sta già contribuendo al proliferare di device medicali collegati in rete che permettono di generare informazioni in tempo reale e dati “reali”, derivanti dalla quotidiana vita del paziente. Pensiamo a quando questi dati potranno essere inseriti in piattaforme (con tutte le opportune azioni di privacy e sicurezza) a quali potrebbero essere i nuovi orizzonti della medicina preventiva e di precisione, ribaltando completamente l’attuale paradigma che vede ancora la medicina come una strategia di cura;
Innovation Sparks
Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, il percorso dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria per contribuire efficacemente al nuovo Sistema FSE nazionale
Intervista a Dario Ricci, Direttore Area ICT dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria
Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è lo strumento attraverso il quale i cittadini possono raccogliere e consultare tutta la propria storia sanitaria, condividendola in maniera sicura ed efficiente con i medici e gli operatori sanitari. Siamo entrati nella cosiddetta “fase 2”, quella del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 che mira alla realizzazione di un vero e proprio ecosistema digitale, basato su dati e documenti, per offrire prestazioni di qualità a favore di cittadini, medici e operatori sanitari. In particolare, Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), promuove il potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) nella sua versione 2.0 al fine di garantirne la diffusione, l’omogeneità e l’accessibilità su tutto il territorio nazionale da parte degli assistiti e operatori sanitari.
Ne abbiamo parlato con l’ing. Dario Ricci, Direttore Area ICT dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria.
Il fascicolo sanitario 2.0 è la grande sfida oggi per le strutture sanitarie perché mira a un ecosistema integrato e interoperabile sia a livello regionale sia centrale/nazionale. Come vi state muovendo per contribuire al raggiungimento di questo obiettivo?
Come noto, ogni Regione ha il suo FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico) e i propri repository e registri locali di dati e documenti. Sebbene ci sia una attivazione del FSE pari al 100% (tutte le Regioni ormai l’hanno attivato), la percentuale di effettivo utilizzo oscilla tra il 20% ed il 30%.
A mio parere per due ragioni: da un lato, il fascicolo è ancora semplicemente un contenitore statico di documenti; dall’altro, non è ancora partito il lavoro sul cosiddetto “profilo sanitario sintetico”, quello che si dovrebbe redigere con il supporto dei medici di Medicina Generale per far confluire nel fascicolo di ciascun cittadino la sua storia clinica completa, con accesso facilitato (e di sintesi) anche a indicazioni terapeutiche in atto, allergie, casistica precedente rilevante, ecc.
Tecnologie come quelle di SAS basate su Intelligenza Artificiale che ci permettono di sfruttare algoritmi in grado di processare autonomamente milioni di dati, documenti e informazioni e trovare automaticamente elementi di transcodifica e identificare un vocabolario comune, che andremo poi ad inserire all'interno dei nostri sistemi applicativi e del nostro sistema informativo ospedaliero. Dario Ricci Direttore Area ICT Azienda Ospedaliera di Alessandria
Noi stiamo sfruttando avanzate tecniche di analisi, anche di Machine Learning e tecniche di Intelligenza Artificiale, per ripulire dati, documenti e informazioni affinché siano già pronti per la nuova Infrastruttura Nazionale di Interoperabilità. Stiamo lavorando per riordinare completamente tutta la codifica delle prestazioni e dei quesiti diagnostici per renderli coerenti con i cosiddetti “dizionari di codifica” ossia gli standard a livello nazionale e livello internazionale (che sono poi quelli definiti nelle linee guida per l’FSE 2.0).
Le prestazioni di laboratorio, per fare un esempio, negli anni sono state codificate un po’ a discrezione dell'Azienda, un po’ secondo le indicazioni regionali, un po’ secondo alcuni standard internazionali... molto dipendeva dalla sensibilità dei singoli operatori. Ora è fondamentale ricondurre tutto a uno standard unico e condiviso.
Qual è il contributo della tecnologia a questo sfidante progetto? E in particolare, qual è il contributo di SAS Viya?
Tecnologie come quelle di SAS basate su Intelligenza Artificiale che ci permettono di sfruttare algoritmi in grado di processare autonomamente milioni di dati, documenti e informazioni e trovare automaticamente elementi di transcodifica e identificare un vocabolario comune, che andremo poi ad inserire all'interno dei nostri sistemi applicativi e del nostro sistema informativo ospedaliero.
Crediamo che soltanto partendo da questo punto sia possibile proseguire poi con lo sviluppo di un'architettura ambiziosa come quella dell’FSE 2.0, che si propone di creare un ecosistema che fornisca dati per il governo clinico della spesa e dati ai fini della ricerca, dati e documenti per il paziente e per i medici, informazioni consultabili agilmente, di facile lettura a prescindere dal contesto.
Queste finalità non si ottengono se non c'è un dizionario comune strutturato. Noi stiamo lavorando su questo. La collaborazione con SAS ci ha permesso di avviare un primo assessment dello stadio iniziale del nostro livello di codifica delle prestazioni, dal quale svilupperemo poi il vocabolario unico (secondo gli standard definitivi dal FSE 2.0), quello che ci permetterà di inviare i nostri dati al Gateway del Sistema FSE nazionale.
Come vivono le varie figure professionali interne - tecniche e medici - la relazione con il dato e, soprattutto con le tecnologie, in generale?
La collaborazione tra ICT e altri profili professionali, soprattutto con la parte clinica, è fondamentale. Al nostro interno c’è stretta cooperazione tra l’area tecnica e analitica dell’IT e la Direzione Medica di Presidio, nonché con gli specialisti direttamente coinvolti in questo importante progetto (Laboratorio Analisi, Microbiologia, Unità Specialistiche, ecc.)
L’utilizzo del dato sanitario, opportunamente codificato per il governo dell’attività clinica, fa parte della mission istituzionale, perché è attraverso le informazioni correttamente codificate che medici e operatori sanitari riescono anche ad essere più efficaci. Per esempio, i dati sono elementi di grandissimo valore a supporto dei medici nell'identificare le dimissioni ospedaliere e i criteri di appropriatezza prescrittiva, ossia per verificare le prestazioni tra le patologie in ingresso, l’esito della diagnostica, il percorso terapeutico e la certificazione in uscita.
Tutte queste informazioni servono per governare un ospedale; non le puoi avere se non hai un sistema che sia perfettamente integrato e opportunamente codificato secondo degli standard. Medici e operatori sanitari hanno tutto l’interesse nell’avere dati e informazioni corrette e, quindi, nel collaborare per costruirli e gestirli.
Ancor di più oggi che ci muoviamo verso un futuro di Sanità Digitale e Medicina Personalizzata, impensabile senza dati, IoT, analytics e Intelligenza Artificiale.
A tal proposito, quali sono secondo lei le innovazioni più significative che vede nell’ambito della nuova Sanità Digitale?
Prima di orientarmi sulle innovazioni future, partirei dai presupposti, cioè i dati. In ambito sanitario parliamo di Big Data, sia per l’enorme mole di dati strutturati disponibili per i quali, come già anticipato, serve una grande opera di transcodifica e lo sviluppo di un vocabolario comune a favore dell’interoperabilità, sia per il crescere di dati non strutturati per i quali si rendono necessarie nuove capacità computazionali e analitiche.
Pensando alle tendenze che porteranno nuove ondate di innovazione in campo sanitario, tra le più significative mi vengono in mente:
il campo delle biotecnologie e della bioinformatica che stanno già dando risultati sorprendenti per l’avanzamento della medicina personalizzata; pensiamo alla CAR-T, una terapia innovativa nell'ambito di alcuni tumori del sangue che si basa sulla modificazione genetica in laboratorio dei linfociti T (un particolare tipo di globuli bianchi responsabili della difesa del nostro organismo dalle malattie) e sfrutta una modalità brevettata di ingegnerizzazione delle cellule - tramite la bioinformatica - per insegnare loro ad aggredire alcuni tipi di tumore del sangue. Oggi queste cure sono costosissime ma le tecnologie ci permetteranno di rendere meno costosi questi processi e dare davvero vita alla medicina personalizzata;
infine, cito il campo della biorobotica che ci permetterà di stampare tessuti biologici partendo dalle cellule staminali dei pazienti... pensate alla rivoluzione del settore delle protesi e alla qualità di vita delle persone che hanno subito amputazioni.
Dal punto di vista tecnologico le innovazioni in campo sanitario sono davvero moltissime, ho citato solo tre esempi a mio avviso abbastanza dirompenti. La vera grande innovazione sarà ribaltare il paradigma passando da un approccio di cura ad una strategia di prevenzione, obiettivo tutt’altro che in conflitto con l’attuale missione di una Azienda Ospedaliera il cui obiettivo finale è sempre far stare bene le persone.
13 luglio 2023
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