Innovation sparks
ESG - Environmental, Social and Governance: il rischio climatico entra nel risk management delle banche
Di Alida Popescu, Customer Advisory Manager, Risk Practice - SAS Italy
Nell’ambito degli investimenti, i criteri ESG (ossia l’attenzione ai fattori ambientali, sociali e di buon governo) hanno un peso sempre più importante e vengono utilizzati per valutare investimenti responsabili non solo nei riguardi della gestione finanziaria, ma anche ponendo attenzione su aspetti di natura ambientale, sociale e di governance. Il rischio climatico, in particolare, entrerà a pieno titolo nell’ambito del risk management con impatti significativi per banche, assicurazioni e istituti finanziari.
C’è in atto una importante rivoluzione nell’ambito della governance dei rischi, quella determinata dai criteri ESG. L’acronimo sta per Environmental, Social and Governance e racchiude i criteri affermatisi recentemente nel settore finanziario nell’ambito della valutazione della sostenibilità degli investimenti.
“La valutazione ESG diventa parte integrante del processo di gestione del rischio
di credito oltre che elemento guida di uno sviluppo sostenibile della
banca stessa”
ABI, Assoziazione Bancaria Italiana
Il cambiamento in atto deriva dalla ferma convinzione, ormai socialmente e globalmente condivisa, che una politica di sviluppo debba sempre più tenere conto della sostenibilità come principio base (intesa sia come impatto ambientale ma anche in termini di impatti sociali e di governance). Principio che consentirà alle imprese anche di gestire meglio eventuali rischi reputazionali e regolamentari.
Quando si pensa agli impatti ambientali e sociali, i primi settori a cui si pensa sono quelli “energivori”, come l'estrazione mineraria o le attività ad alta intensità di risorse come la produzione e l'edilizia. Di solito non vengono in mente le imprese che erogano servizi finanziari.
Eppure, le banche consumano risorse e hanno un’impronta ambientale come qualsiasi altra attività commerciale; non solo, sono enti che erogano finanziamenti a infrastrutture, edifici e altri progetti che hanno a loro volta un impatto sull’ambiente. Le politiche di prestito delle banche, dunque, hanno un impatto sociale e ambientale e la capacità delle pratiche di governance di una banca di prevenire attività non sostenibili diventa un importante elemento del risk management.
C’è in atto una importante rivoluzione nell’ambito della governance dei rischi. Quella determinata dai criteri affermatisi nell’ambito della valutazione della sostenibilità degli investimenti. Alida Popescu Customer Advisory Manager, Risk Practice SAS
Secondo quanto riporta l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, infatti, “la valutazione ESG diventa parte integrante del processo di gestione del rischio di credito oltre che elemento guida di uno sviluppo sostenibile della banca stessa. In tal senso ESG non si configura come un obbligo, quanto piuttosto come una opportunità: i fattori ESG si dimostrano infatti utili per arricchire la conoscenza dell’impresa integrando aspetti utili per una stima del rischio più accurata e, quindi, leva per lo sviluppo del business. Anche sul fronte dei mercati finanziari, in una prospettiva di lungo termine non si potrà non coniugare lo stimolo economico con lo sviluppo sociale e ambientale”.
La valutazione dei rischi ESG è già regola europea
Il campanello è suonato lo scorso 10 marzo 2021, quando è ufficialmente entrato in vigore il Regolamento europeo sulla rendicontazione sostenibile (Disclosure europea - Regolamento 2019/2088 del Parlamento europeo e del Consiglio approvato il 27 novembre 2019 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari).
Si tratta di una delle norme più importanti sul tema ESG: insieme a quella sulla Tassonomia della finanza sostenibile (la cui entrata in vigore è prevista per il 31 dicembre 2021), costituisce le fondamenta per la trasparenza e la regolamentazione degli investimenti “green”.
La Disclosure europea impone una nuova responsabilità a chi opera sui mercati finanziari: tra gli obblighi di trasparenza, infatti, gli istituti che erogano finanziamenti e fanno investimenti, sono ora tenuti a descrivere i principali effetti negativi in termini di sostenibilità (criteri ESG). La normativa impone, nello specifico, che vengano messi in chiara correlazione i rischi di sostenibilità con i rendimenti dei prodotti finanziari.
Alcuni dei rischi più importanti sui quali si sta oggi ponendo l’accento sono collegati al cambiamento climatico e afferiscono alla sfera dei cosiddetti rischi fisici e rischi di transizione.
Integrare nel risk management i rischi fisici legati ai cambiamenti climatici significa tenere conto di eventi climatici estremi e catastrofi naturali che possono provocare danni rilevanti ad attività economiche (e avere quindi conseguenze sugli investimenti): distruzione o deterioramento di beni e infrastrutture, minor produttività dei terreni agricoli, difficoltà di reperimento di materie prime con conseguente interruzione della supply chain, ecc.
Concerne invece la mitigazione del rischio o la capacità di resilienza (capacità di adattamento efficace e positivo ai cambiamenti climatici) il cosiddetto rischio di transizione, da valutare sia in termini di velocità, diffusione e successo delle tecnologie low-carbon in termini di evoluzione trasformativa dei processi aziendali, del business e dei settori produttivi in ottica “green” grazie all’investimento in tecnologie abilitanti.
Le nuove sfide per le banche
Le autorità di vigilanza di tutto il mondo sono molto concentrate sull'impatto sistemico del rischio climatico sui mercati finanziari e sull'instabilità che ne potrebbe derivare. La Banca Centrale Europea (BCE) si aspetta che le banche integrino i rischi climatici e ambientali nella strategia aziendale, nella gestione del rischio e nella Disclosure. Sappiamo che le normative possono accelerare questi processi, ma la strategia ESG deve essere vista non solo come pura compliance, ci si aspetta che il settore finanziario avrà un ruolo chiave, come sancito nel piano d’azione della commissione sul finanziamento per la crescita sostenibile.
La rilevanza critica che hanno assunto ormai i rischi climatici ambientali ha spinto la BCE a pubblicare a fine novembre 2020 il testo definitivo della “Guida sui rischi climatici e ambientali”.
Per ora la guida non ha natura giuridica vincolante, tuttavia la BCE ha annunciato che dall’inizio di quest’anno alle banche verrà chiesto di condurre una autovalutazione in merito alla gestione dei rischi climatici e della loro integrazione all’interno del risk management finanziario, nonché di redigere un piano di azione sulla base di quanto emerso dall’autovalutazione. Queste documentazioni saranno poi oggetto di confronto critico nell’ambito degli incontri di vigilanza.
A questo link tante risorse, tra cui video, report, podcast, webinar e articoli dedicate al tema del Climate Risk
Webinar on Demand
Di questa tematica se ne è discusso durante il webinar on demand ESG e Climate Change Risk - È la sostenibilità un problema del risk management? con la partecipazione di Accenture, Deloitte, EY, KPMG e SAS.
18 maggio 2021