Nel panorama globale del settore bancario stanno nascendo alcuni nuovi attori. Non si tratta solo di startup FinTech ma di veri e propri istituti di credito che hanno fondamentalmente due elementi caratterizzanti: una marcata vocazione verso l’utilizzo esteso delle tecnologie per abilitare tutti i processi bancari, qualunque essi siano; una forte natura di specializzazione su prodotti/servizi molto specifici.
Tra questi player c’è Banca Progetto, nata nel 2015 dal riassetto di Banca Popolare Lecchese da parte del fondo californiano Oaktree, che opera nel mercato del credito alle famiglie e alle imprese soprattutto attraverso il canale digitale e una fitta rete commerciale di agenti e mediatori creditizi presente sul territorio, senza sportelli.
La Banca ha un modello di business tanto semplice quanto efficace: raccoglie liquidità soprattutto attraverso conti deposito in Italia ed in alcuni paesi europei ed eroga solo due servizi di impiego, ossia crediti assistiti dal fondo centrale di garanzia alle PMI e finanziamenti a persone private con cessione del quinto dello stipendio. Una scelta di posizionamento che ha impatti positivi sulla gestione del rischio nel suo insieme e sulla “salute patrimoniale” della banca stessa.
Cosa caratterizza Banca Progetto nell’attuale panorama finanziario italiano?
L’alto tasso di innovazione tecnologica è uno degli elementi caratterizzanti principali. Siamo la prima banca italiana ad aver scelto - e ottenuto - di portare in un ambiente cloud pubblico tutte le nostre infrastrutture IT.
Una scelta che ci permette di avere capacità produttiva illimitata dal punto di vista dei volumi, flessibilità e disponibilità di tecnologia “state of the art” e un sostanziale controllo dell’operatività (la governance e la responsabilità delle applicazioni e dei dati rimane tutta in mano alla Banca). Non dover gestire “il ferro” è un elemento di grande agilità per la Banca, anche in termini economici.
Il percorso non è stato banale, va detto. Banca D’Italia “non ce ne ha fatta passare una”, e lo dico in modo molto bonario e con un certo orgoglio: è stata un’istruttoria severa, ferma e molto approfondita in tutte le analisi di rischio. Abbiamo dimostrato non solo di essere consapevoli del “mondo a cui stavamo andando incontro” ma anche di saperlo governare al meglio.
Negli ultimi mesi il settore bancario ha affrontato una crisi senza precedenti. Secondo la sua esperienza, come cambierà il risk management dopo questa crisi? Cosa è già cambiato?
A mio avviso contesti di instabilità, volatilità e incertezza saranno sempre più “la norma”. L’unica cosa certa sarà il cambiamento. In contesti simili è quanto mai fondamentale modificare l’approccio al risk management puntando su simulazioni avanzate e modellizzazioni della realtà che abbandonino l’approccio deterministico verso più sofisticati ed efficaci modelli di analisi predittiva. Dobbiamo partire dall’assunto che non ci sarà mai nessun modello in grado di predire esattamente ciò che avverrà nella realtà; tuttavia, per navigare in scenari di incertezza servono approcci pragmatici ma al contempo innovativi. In questo senso, il ruolo stesso del risk management deve essere rivisto passando da una funzione di mero controllo ad una funzione di decision making di supporto al business.
Nel nostro caso abbiamo evoluto l’approccio tradizionale al risk management basato su modelli deterministici. Abbiamo capito che, sia per le decisioni di breve termine, sia per quelle da valutare con una visione più prospettica nel medio-lungo periodo, è necessario dotarsi di avanzati strumenti di analisi. Noi già oggi stiamo facendo simulazioni avanzate per analizzare gli scenari possibili al 2022. Devo dire che, avere a disposizione strumenti così sofisticati ed efficaci di risk management, diventa un plus anche per il business per coltivare una costante visione proiettata sul lungo periodo.
Quali sono i motivi che vi hanno portato a scegliere la soluzione SAS Scenario Impact Simulator come supporto per gestire la sfida dell’attuale contesto economico?
SAS è leader da anni negli strumenti di analisi avanzata e gestione del rischio e ha un’ottima reputazione nel mondo Finance; in tutta onestà ho molto apprezzato di SAS la visione e la capacità di realizzare nei tempi giusti uno strumento “adatto al tempo che viviamo”. L’azienda si è dimostrata tempestiva nel proporre soluzioni tecnologiche che, da un lato, tolgono agli operatori l’onere della programmazione, della costruzione e della messa a punto degli strumenti necessari; dall’altro, offrono funzionalità molto avanzate ed efficaci rispetto agli obiettivi di chi utilizza gli strumenti stessi (cioè capire dove andare, come, con che rischi).
Dal punto di vista del business, abbiamo scelto la soluzione SAS perché ci permette di capire quali decisioni assumere con la maggior consapevolezza possibile. Si tratta di una piattaforma molto sofisticata e molto ricca, tra i vantaggi che evidenzio c’è anche la vicinanza delle persone SAS che ci aiutano - con la formazione e la consulenza - a capire come poter sfruttare al massimo e al meglio la tecnologia.
Oggi la utilizziamo prevalentemente per verificare la sostenibilità dei piani operativi e strategici di business, simulando diversi scenari futuri possibili ed analizzando quindi tutti gli impatti in questi “scenari possibili”, dalle conseguenze in termini di rischio fino all’analisi del reddito, patrimoniali e della liquidità.
Lo useremo a breve anche per il capital planning, il documento che servirà agli azionisti per determinare quali ulteriori investimenti effettuare per sostenere lo sviluppo della banca: più saremo bravi a simulare e capire l’impatto del rischio sul nostro portafoglio prospettico, tanto più efficiente sarà l’utilizzo che faremo del capitale.
Avere dei modelli di analisi avanzata e simulazioni “a prova di stress” si sta rivelando fondamentale nella gestione degli impatti di un’economia così volatile. In questa direzione, ha ancora senso parlare di stress test?
Gli stress test a mio avviso sono da considerare come componenti vitali delle simulazioni e delle analisi di scenario. Sono uno degli strumenti che ci consentono di capire quanto i modelli predittivi che utilizziamo siano “a prova di stress” in contesti di grande volatilità ed incertezza. Gli stress test sono considerati elementi chiave per una gestione sana e prudente dell’intermediario, e sarà sempre più così dato che stiamo andando in un mondo nel quale si dovranno assumere decisioni consapevoli in condizioni di razionalità limitata.
Sono, e saranno anche in futuro, sempre più importanti, soprattutto se calati in un approccio di analisi molto più esteso che, come ho sottolineato, deve avere nella capacità di visione prospettica il vero valore differenziante.