“Io sono tecnologia”. La storia dell’artista cyborg

Le nuove frontiere human-machine. Affetto da acromatopsia, Neil Harbisson vede il mondo in bianco e nero, ma grazie all’occhio bionico può sentire i colori, che vengono tradotti in frequenze sonore.


Intervista a:
Neil Harbisson, 
artista cyborg


Ascoltare il suono dei colori grazie ai dati che dall’ambiente arrivano alla corteccia cerebrale attraverso un occhio bionico. Potrebbe essere la trama di un film di fantascienza, invece è una realtà del nostro secolo. Il protagonista di questa storia incredibile è Neil Harbisson, artista di fama internazionale e primo cyborg del pianeta, che grazie alla tecnologia è riuscito a trasformare una disabilità fisica in un’esperienza sensoriale ed emotiva che trascende la percezione umana.

Si prospetta un’era di forte cambiamento, dove l’artificial intelligence e l’unione human-machine stravolgeranno consuetudini operative e sociali. Al centro della disruption, il dato, inteso non solo come codice binario, ma in tutte le sue forme diventa il patrimonio su cui basare l’azione. Sulle informazioni di business si basano le scelte strategiche dei manager, nel caso di Harbisson il colore sono i dati, gli analytics il suono che trasmette il colore.

Qual è il suo rapporto con la tecnologia e come ne viene influenzata la sua produzione artistica?

La tecnologia è una parte del mio corpo: io stesso sono tecnologia. L’unione human-machine mette a mia disposizione un senso artificiale, che mi consente di provare nuove esperienze di realtà, utili nella creazione artistica e nel quotidiano. Un artista utilizza i sensi per esprimere se stesso: aggiungere sensi significa avere più opzioni espressive, che abilitano forme di creatività prima impensabili. La stessa creazione di nuovi sensi e parti delcorpo diventa un’arte.

I sensi permettono di ottenere i dati, ma è grazie all’intelligence che si decide
e si crea. Qual è la sua opinione?

La tecnologia non basta ad abilitare nuove opzioni creative, serve la collaborazione della mente. I dati raccolti dai sensi artificiali non corrispondono direttamente all’intelligence. E’ il modo con cui si utilizzano i sensi che crea intelligenza. La mia antenna trasforma la scala cromatica in frequenze sonore, ma è il mio cervello che mi permette di identificare il colore associandolo al suono udito. Il cervello umano, inoltre, aggiunge valore rispetto all’intelligenza artificiale, che riceve ed elabora i sensi in maniera automatizzata.

Intelligenza artificiale, robotica, unione uomo-macchina spaventano ancora. La società non è pronta?

La verità è che la tecnologia si evolve più velocemente rispetto alla capacità umana di digerire il cambiamento. Se l’unione tra uomo e tecnologia darà vita a nuove forme identitarie, oggi la società non è ancora pronta a recepire la diversità. Ritengo sia necessario fare cultura, educare e preparare l’individuo a vivere la trasformazione. In questo caso, le aziende possono giocare un ruolo importante per aiutare le persone a pensare in modo differente.

La verità è che la tecnologia si evolve più velocemente rispetto alla capacità umana di digerire il cambiamento. Ritengo sia necessario fare cultura, educare e preparare l’individuo a vivere la trasformazione.

L’accettazione della diversità è un problema complesso.
La tecnologia influenza le sue relazioni e in che modo?

La tecnologia influisce sicuramente sulle mie relazioni. La mia antenna è molto visibile all’esterno e suscita la curiosità e le domande degli estranei. Nel 2020 diventerà normale avere nuove parti del corpo e nuovi sensi grazie alla tecnologia, ci sarà maggiore accettazione. Se negli anni Sessanta la chirurgia transgender non era accettata dai Bioethics Committees, oggi a non essere approvata è la chirurgia trans-species, che aggiunge funzionalità e organi non propri della specie umana.

Cos’altro dovremo aspettarci per il futuro?

Nasceranno applicazioni per navigare nello spazio attraverso i sensori, senza la necessità di spostarsi fisicamente. Ci saranno evoluzioni anche per la stampa 3D: saremo in grado di stampare il DNA umano e produrre facilmente parti del corpo. Se oggi impieghiamo device esterni per amplificare sensi e funzionalità, in futuro utilizzeremo nuove parti del corpo costruite al 100% in materiale organico. Anche la mia antenna verrà prodotta così. E se la tecnologia diventerà organica, ci sarà un grande cambiamento nel modo di “essere” (e non di “usare”) la tecnologia.


Neil Harbisson

Primo cyborg della storia, artista (pittore, compositore e fotografo) affetto da acromatopsia (malattia congenita che gli impedisce di riconoscere i colori), dall’età di 21 anni ha un’antenna impiantata chirurgicamente nel cranio che gli consente di tradurre i colori in suoni.
Nel 2004 è diventato la prima persona al mondo ad indossare un eyeborg.

Articolo tratto da